\”La gentilezza a parole crea confidenza, la gentilezza nei pensieri crea profondità, la gentilezza nel dare crea amore\” – Mao Tse Tung –
Quando ero bambina provavo una gioia immensa al solo pensiero che stessero avvicinandosi le feste, qualsiasi esse fossero…Natale, Capodanno compleanni e via dicendo. Bastava l’idea di scartare un bel regalo o di passare la giornata in compagnia delle persone a me care, e tutto diventava più colorato e più gioioso. Mi rendo conto di essere stata davvero fortunata, e ringrazio coloro che mi hanno dato la possibilità di formare questi piacevoli ricordi. Tuttavia crescendo, ho imparato quanto fosse prezioso ciò che avevo, ho capito che non tutti potevano riportare alla propria memoria così tante immagini felici,quali regali e affetti familiari, e mi sono dispiaciuta per averli dati molto spesso per scontato…perché scontati davvero non lo sono.
Siedo di fronte ad una ragazza di nome Giorgia di 19 anni, lavora come volontaria presso l’associazione Adra Italia ed ha partecipato a molti progetti, da quest’ultima promossi tra cui il servizio di assistenza ai senza tetto.
Le chiedo il permesso di farle qualche domanda circa la sua ultima esperienza e lei accetta sorridendo e senza esitare. Pronta all\’attacco le domando di raccontarmi brevemente in cosa consista l’avventura che ha vissuto di recente, mi risponde: “non ho fatto nulla di particolare, si tratta solo di un semplice gesto; ho portato un pasto ai senza tetto in alcune zone di Roma, principalmente nei pressi della stazione Termini. Solitamente il mio gruppo ed io diamo loro dei panini, della frutta, una bevanda calda e a volte qualche dolcetto… oh quanto adorano i dolcetti” – sospira allegramente – “inoltre quando vediamo che ne hanno bisogno, offriamo loro calde coperte e indumenti più pesanti. Il bisogno è grande e non sempre le nostre risorse sono sufficienti. Spesso in nostro aiuto accorrono persone molto generose che preparano piatti caldi e sostanziosi e ci consegnano qualcosa da portare con noi, per regalarlo. Certo se ci fossero più mezzi, riusciremmo a fare di più…”
Proseguo con le domande: “cosa ti ha spinto a fare ciò?” – e lei – “sin da piccola, tramite la Chiesa, ho partecipato ad attività di volontariato. Mi chiedevo sempre cosa pensasse la gente nel vedere noi volontari all\’opera e, a volte, mi sono sentita in imbarazzo…chissà forse perché erano in pochi i ragazzi della mia età a fare ciò che facevo io; tuttavia ogni volta che tornavo a casa mi sentivo arricchita, felice e soddisfatta. Era allora che l’imbarazzo si trasformava nella consapevolezza di essere fortunata e privilegiata rispetto agli altri. Credo che sia ciò a spingermi ancora oggi a partecipare a questo tipo di iniziative, il bisogno di sentirmi utile e il desiderio di rendere il mondo, seppur nel mio piccolo, un posto migliore”.
Il mio instancabile “assedio” non cessa e le chiedo cosa provino le persone nel ricevere aiuto: “è difficile dire esattamente cosa provino le persone in questi casi, perché nonostante si riesca a regalargli un sorriso prestandogli aiuto, la loro evidente difficoltà permane. Talvolta mi è capitato di vedere persone imbarazzate, altre volte diffidenti… al giorno d’oggi lo siamo un po’ tutti, forse perché di male ce n’è tanto e non sempre è facile riconoscerlo. Una volta un ragazzo non voleva accettare la tisana calda che gli stavo offrendo,
ho riflettuto preoccupata che fosse impaurito di cosa gli stessi dando, avrà pensato a qualcosa che gli potesse fare male, non so…quindi ho preferito berla prima io, davanti a lui per assicurarlo che fosse davvero una semplice tisana. Sarà difficile scordare questo episodio, ma sicuramente mi ha permesso di riflettere sul fatto che non basta pensare di fare del bene, bisogna anche farlo con giudizio e predisposizione d’animo nell\’ascoltare l’altro,basta poco per rendere un gesto, in apparenza buono, vuoto e privo di significato. Ricordo sempre che non è la mano che dona, ma il cuore. In fin dei conti però ciò che si legge negli occhi di queste persone, una volta sicuri di non essere a rischio di avvelenamento” – sorride scherzosamente – “è solo tanta riconoscenza”.
Le chiedo incuriosita quale sia l’esperienza che si porta con più affetto nel cuore: “l’esperienza” – risponde – “è bella nel suo insieme, ma una cosa che mi ha colpito particolarmente c’è. Una sera, mentre facevamo il giro di consegna dei panini, uno dei volontari aveva con sé il suo cane… la maggior parte dei senza tetto conoscevano il cane, divenuto ormai loro amico, e oltre ad accarezzarlo e coccolarlo gli davano addirittura qualche pezzetto del loro panino! Pur non possedendo quasi nulla, erano disposti a condividere quel poco che avevano. In realtà, se ci penso, potrà essere vero che queste persone non hanno molto in termini materiali ed economici; ma è davvero questo l’importante? Il loro sorriso comunicativo, la loro gioia contagiosa “nonostante tutto” e il loro mettere a disposizione il poco che hanno, con spontaneità e sincerità, mi fa pensare che possiedono qualcosa di più importante che il benessere economico…mi viene in mente la celebre frase del letterato Arturo Graf la quale recita che “non v’è povertà così disperata che tolga all\’uomo ogni possibilità di mostrarsi generoso”; questo è ciò che ho visto nelle persone che chiamiamo “barboni” mentre a volte siamo proprio noi “ricchi” a mostrarci poco predisposti alla generosità”.
Ringrazio Giorgia riconoscente di aver condiviso con me e, con te che stai leggendo, il suo pensiero e ciò che ha vissuto; e le chiedo come ultimo sforzo, prima della mia resa, di spiegare quanto è importante secondo lei l’aiuto che Adra apporta per questa iniziativa e il contributo proveniente dall\’8xmille della Chiesa Avventista: “innanzitutto è fondamentale presentarsi come un’organizzazione strutturata e sicura quale Adra; ci capita spesso che ci chiedano da dove veniamo e chi siamo, perché dovete sapere che le persone che soccorriamo sono molto attente, talvolta sospettose e circospette e, purtroppo,a buon ragione. Adra ci permette inoltre di poter soddisfare i bisogni di un numero molto elevato di persone, pensate che solo a Roma sono circa 6.000 coloro che vivono senza “fissa dimora” e il bisogno, come ho già detto, è davvero grande. È inutile che stia ad elencare le situazioni critiche che mi è capitato di vedere, credo sia immaginabile… il freddo è crudele, talvolta più della fame; ecco perché ringrazio Adra e l\’8xmille degli avventisti per il suo sostegno e per la sensibilizzazione che attraverso me, ed altri, intende fare…affinché possano esserci più giovani vogliosi di collaborare, più persone pronte a donare, più cibo per sfamare, più coperte da rimboccare, e meno vite che si spezzano. Il mio appello conclude con questa riflessione: i poveri sarebbero quello che sono, se noi fossimo sempre quelli che dovremmo essere?”.
Concludo anche io ringraziando ancora Giorgia e te, caro lettore, per avermi seguita fin qui. Sarà forse un articolo un po’ personale, abbastanza diretto, tuttavia credimi se dico che è decisamente necessario l’aiuto che potresti dare attraverso una semplice firma, in sede di dichiarazione dei redditi, a favore della Chiesa Avventista del Settimo Giorno.
Giorgia ha già detto molto e a me rimane poco da aggiungere; sono stata anche io volontaria Adra e ho toccato con mano il bene che si può fare al prossimo con piccoli gesti.
Carl Gustav Jung scriveva “si sopravvive di ciò che si riceve, ma si vive di ciò che si dona”.
Martina Irene Paris
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