La trincea dei reparti Covid come il campo di battaglia di Hacksaw Ridge a Okinawa
È il paragone di Andrea Baciu, infermiera di un reparto di terapia intensiva, sulla frase clou del film in cui Mel Gibson narra la vicenda di Desmond Doss, obiettore di coscienza intervenuto come infermiere a Okinawa, uno dei teatri di combattimento più feroci della Seconda Guerra Mondiale.
«Sono parole che riecheggiano nel profondo. Mi hanno ricordato la nostra battaglia contro il Covid19. Insieme ai colleghi, abbiamo vissuto il fronte di questa pandemia. Pur essendo circostanze lontane da Okinawa, nello spazio e nel tempo, una frase come questa rimane impressa nel DNA del nostro cuore, della nostra mente e delle nostre viscere.
È la preghiera silenziosa che rivolgevo al Signore quando le sirene delle ambulanze mi ricordavano che stavamo combattendo la Guerra del Covid-19. “Ne arriva un altro”, avvisava la voce del collega. Di lì a poco avrei avuto tra le braccia un altro “ferito di guerra”.
Purtroppo, non possiamo impedire le guerre, ma possiamo scegliere di combatterle con le armi di Dio. “Signore, nella nostra guerra quotidiana, aiutaci ad essere sollievo e speranza per un altro ancora”».
Hacksaw Ridge è un film del 2016, andato in onda domenica sera su Rete 4 in prima TV. Racconta la storia di Desmond Doss (1919-2006), paramedico appartenente alla Chiesa Avventista. Senza aver mai toccato un’arma, salvò 75 soldati feriti durante una delle più sanguinose e feroci battaglie di tutta la campagna in Estremo Oriente, durante la Seconda Guerra Mondiale.
La decisione del giovane di arruolarsi nell’esercito come soccorritore, senza imbracciare le armi, per coerenza con i comandamenti biblici, gli procurò derisione, emarginazione e abusi. Fu messo in prigione e rischiò la corte marziale. Ma a fine conflitto ricevette, dalle mani del presidente Truman, la Medaglia d’Onore del Congresso americano.
La storia di Doss non è unica. Durante la Grande Guerra (1914-1918), un altro giovane membro della Chiesa Avventista, Alberto Long (1887-1986) affrontò tre processi, con le relative condanne, senza contare numerosi soprusi e angherie, a causa della sua scelta di obiezione di coscienza.
La Chiesa Avventista è presente in Italia fin dal 1874 e ha sostenuto con convinzione l’obiezione di coscienza. Nel 1988, grazie alle Intese sottoscritte con lo Stato italiano, sulla base di queste e altre testimonianze, ha visto riconoscere ai fedeli che ne facevano richiesta lo status di obiettori di coscienza.